A cura della maestra Valentina Petra di Caccuri
Metafore, Aforismi e Citazioni della Maestra Carmela Filosa
Da circa venti anni seguo le lezioni della Maestra Filosa, che con generosità e con zelo instancabile conduce noi allievi sulla strada a volte impervia, ma sempre affascinante, del Taijiquan. Le sue lezioni sono sempre ricche di spiegazioni, teoriche e pratiche, è pronta a ripetere mille volte una tecnica per farci comprendere ogni minimo dettaglio (“repetita iuvant” afferma spesso!). Non di rado la Maestra si serve di citazioni che ha tratto dalle lezioni e dai testi dei suoi Maestri e che riporto nella prima parte di queste mie note, o anche di divertenti metafore, di accostamenti e paragoni con esperienze di tutt’altro tipo, per meglio suggerirci un concetto o sottolineare un errore da evitare nella nostra pratica e che ho annotato nella seconda parte.
Alcuni principi base del Taijiquan negli aforismi e nelle citazioni dei Maestri
Il filo d’erba
“Se non siete saldi sulle gambe siete come un filo d’erba che si muove al vento” (Chen Xin).
Il paragone con il filo d’erba che ondeggia al minimo soffio di vento deve indurre a ricercare la stabilità ed il radicamento, in maniera da consentire il giusto percorso della forza che prende corpo proprio nelle gambe, è diretta dalle anche ed arriva alle mani.
Il fiore che sboccia
Nelle tecniche del taijiquan si alternano continuamente le coppie di opposti che generano il movimento. Tra queste, due fasi importanti sono le “chiusure“ e le “aperture“, ed entrambe vanno bene evidenziate. Nel passaggio da una fase di chiusura ad una di apertura bisogna essere come “un fiore che sboccia in tutte le direzioni“ (Chen Peijiu)
La tigre che piomba sulla preda
Dall’ osservazione del mondo degli animali e dal loro comportamento possiamo trarre spunti per lo studio di molte tecniche del Taijiquan. Se prendiamo ad esempio una tigre a caccia di prede, l’ intenzione della belva, il suo impegno, la sua flessibilità, la connessione dei suoi movimenti al risultato che intende ottenere, sono proprio rispondenti ad alcuni dei punti essenziali nello studio e nella pratica del Taijiquan descritti dalla M.Chen Liqing. In particolare nella tecnica a mani nude “liufeng sibi“ la Maestra ci ha invitati ad essere come “una tigre che piomba sulla preda” (Chen Peishan)
L’abito su misura
“Il taijiquan deve risultare appropriato alla persona che lo pratica come un abito che gli sta a pennello”.
Il taijiquan non deve risultare una forzatura, ma deve semplicemente essere un riconoscimento di quello che in realtà già è naturalmente nel nostro corpo, … ”deve obbedire a ciò che c’è di originario nella natura dell’uomo” (Chen Xin)
Il cavallo e l’acqua
Il Maestro ti conduce nella scuola e ti insegna, ma la coltivazione del percorso dipende dagli sforzi personali di ognuno. Ed infatti …”puoi condurre il cavallo all’acqua, ma non farlo bere!”.
Se si vogliono raggiungere dei risultati non possono essere tralasciati l’impegno, la costanza, la determinazione ed anche il gusto e la gioia di praticare di ogni allievo.
Il compasso e la squadra
Il Maestro indica le regole alle quali gli allievi devono fare riferimento per l’apprendimento della disciplina, perché “senza il compasso e la squadra non puoi tracciare né il cerchio né il quadrato” (Chen Liqing).
In ogni tecnica che si esegue occorre applicare i principi fondamentali, attraverso le regole del movimento che sono sempre uguali pur nella varietà delle tecniche di un taolu. “Potete dimenticare una tecnica, ma non come vi dovete muovere”
Metafore e battute divertenti della Maestra Carmela Filosa
Gli attori
“Le mani sono gli attori, ma non i protagonisti”. Nelle tecniche di taiji il movimento degli arti superiori deve cominciare dalle spalle, arrivare poi ai gomiti ed infine alle mani. Uno degli errori più comuni per i principianti è invece far partire il movimento dalle mani, come se fossero le uniche “attrici” sulla scena del movimento.
I soldati
“Le braccia sono come dei soldati, il corpo è il generale. E’ il generale che prende le decisioni e dà i comandi, i soldati eseguono e non viceversa”. Il movimento delle braccia deve essere sempre originato dal corpo, dalle sue rotazioni, dal chansijin, ed è solo per effetto del movimento del corpo che si determina il movimento delle braccia, altrimenti non c’è trasmissione di forza fino in fondo.
L’orologio
In un orologio a movimento meccanico lo spostamento delle lancette sul quadrante è dovuto agli ingranaggi celati all’ interno della cassa, che con millimetrica precisione si incastrano tra loro generando così il movimento delle lancette visibile all’esterno. Allo stesso modo nel taiji per arrivare ad eseguire una tecnica occorre eseguire tutti i passaggi intermedi, le rotazioni, gli spostamenti del peso, l’accumulo della forza, e solo alla fine di ciò si renderà visibile la tecnica come effetto finale del percorso interno sviluppato.
Il disco a 33 giri
Su di un vecchio disco di vinile a 33 giri, dai solchi un po’ consumati, la puntina del giradischi spesso “saltava” da un solco all’altro interrompendo bruscamente la continuità della melodia. Allo stesso modo nel taiji a volte si saltano dei passaggi e si passa da una tecnica all’altra senza portare a compimento la tecnica precedente o senza condurre la forza fino in fondo producendo così una analoga brusca interruzione nello svolgimento di una sequenza.
Tutankhamon
In alcune tecniche del taiji, come ad esempio nel calcio incrociato, occorre incrociare le braccia all’altezza del petto, ma bisogna assolutamente evitare di prendere ad esempio l’immagine del sarcofago di Tutankhamon in cui il faraone risulta avere le braccia completamente serrate al petto! E’ importante invece rispettare sempre i principi di rotondità e distanziamento dal corpo.
Il braccino tirato
Durante l’esecuzione di alcune tecniche a mani nude, come ad esempio “Yema Fenzong”, la Maestra ci esorta a porre attenzione ad entrambe le braccia. L’allievo spesso non mantiene il giusto rapporto tra le due mani, tra le braccia ed il corpo, ed accade che un braccio viene tenuto a volte troppo piegato ed accostato al busto. “Non si dica di voi che avete il braccino tirato!” ironizza allora la Maestra Carmela.
Non ci resta che piangere
Nel film di Massimo Troisi e Roberto Benigni c’è una scena esilarante nella quale Troisi spiega il treno a Leonardo da Vinci: “… quando c’è da curvare, lui curva, quando c’è da salire, lui sale…” così, a proposito di alcune tecniche di spada, la Maestra ci invita a chiarire e definire bene le posizioni, sia in alto che in basso “Se c’è da salire, salite mantenendovi correttamente in equilibrio, se c’è da scendere, scendete correttamente cedendo sulla gamba d’appoggio…”
Accompagnare e scompagnare
Nelle tecniche di spada alcune volte il braccio sinistra si avvicina al destro per effettuare il colpo e “accompagna”, altre volte se ne discosta e quindi “scompagna”. Questi due termini, coniati in origine da una nostra compagna di studi, sono ormai nel lessico della spada della Maestra Carmela.
L’elicottero
Lo studio del Taijiquan è come arrampicarsi su di una montagna per raggiungere la vetta. Non c’è nessun elicottero che ti porta su in cima, devi impegnarti e fare tutto il percorso, passo dopo passo.
Quasi molto non c’è male….
Il commento di approvazione della Maestra Carmela più ambito da noi allievi al termine delle nostre “interpretazioni” delle sequenze di Taijiquan!
(fine della prima parte …………..)